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SPENDING REVIEW SANITARIA

SPENDING REVIEW SANITARIA

Ecco le voci di spesa escluse dalla rinegoziazione dei contratti.

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Un abbattimento del 5%, su base annua, del valore della spesa per l’acquisto di beni e servizi, da conseguire attraverso una rinegoziazione dei contratti in essere. In caso contrario la possibilità, per gli enti del SSN, di recedere dal contratto senza oneri a carico.

Condizioni dure quelle imposte dalla legge n. 125/2015 in materia di Enti Locali, ma che forse non sono applicabili indistintamente a tutti i fornitori di beni e servizi del SSN.

Le disposizioni della nuova normativa infatti, analogamente al precedente intervento di spending review in sanità (D.L. del 6 luglio 2012), fatte salve eventuali interpretazioni difformi della materia da parte delle Amministrazioni, non dovrebbero applicarsi ai quei contratti in cui la fornitura si riferisce a prodotti e servizi configuranti di per sé una prestazione sanitaria.

A ben vedere, inoltre, nella tabella allegata al decreto, non figurano tra le voci del Conto Economico soggette a rinegoziazione (vedi tabella allegata) quelle relative all’acquisto di:

  • servizi sanitari per la medicina di base;
  • servizi sanitari per la farmaceutica;
  • servizi sanitari di assistenza specialistica, riabilitativa, integrativa, protesica ed ospedaliera erogati da soggetti privati;
  • prestazioni di psichiatria (residenziale e semiresidenziale), prestazioni di distribuzione farmaci, prestazioni sociosanitarie a rilevanza sanitaria, consulenze, collaborazioni e altre prestazioni di lavoro sociosanitarie acquisite da erogatori privati.

Un altro fattore da non sottovalutare è che la legge 125, sempre in analogia con la Spending Review del 2012, non prevede l’obbligatorietà della rinegoziazione dei contratti.

E’ infatti possibile per le Regioni, al fine di tutelare i livelli essenziali di assistenza, conseguire l'obiettivo economico-finanziario anche attraverso misure alternative, purché sia fatto salvo l'equilibrio di bilancio.

Le cooperative hanno quindi qualche spazio di manovra per intavolare trattative in difesa dei propri contratti, dimostrando l’inesistenza sul mercato di contratti a prezzi più vantaggiosi di quelli praticati e, eventualmente, suggerendo di aggredire altre voci di spesa.

 

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