"Non è possibile - sostiene - contrastare efficacemente il Covid-19 senza adeguati investimenti nelle cure primarie che coinvolgano i Medici di medicina generale e la continuità assistenziale. Attualmente su 571mila pazienti Covid-positivi in Italia, oltre il 95% viene assistito solo a casa propria; è evidente come questo fronte del contrasto al virus rappresenti un filtro fondamentale per decongestionare gli ospedali e le terapie intensive, ma non abbia avuto un adeguato riconoscimento e un’adeguata attenzione da parte delle istituzioni".
La necessità di agire ai primi sintomi di COVID-19 curando i pazienti con antinfiammatori, prosegue Grassi, «è stata confermata anche dal professor Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto Mario Negri».
Grassi ricorda l’esperienza avviata a marzo dall’Asl di Reggio Emilia con gli ambulatori per i sospetti Covid segnalati dai medici curanti, gestiti dai medici di medicina generale che - associati alle Usca per gli ammalati domiciliari Covid lievi o dimessi - hanno consentito una risposta territoriale diretta ai cittadini, con un approccio che ha permesso di ridurre da sei giorni a un giorno il tempo di diagnosi.
In vista della definizione del Recovery Plan, conclude Grassi, «Confcooperative Sanità Emilia Romagna intende avviare un confronto con la Regione per proporre il proprio contributo costruttivo circa le proposte allegate, anche al fine di supportare in maniera sussidiaria il Sistema Sanitario Regionale».