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RIFORMA DEL SISTEMA SANITARIO E SOCIOSANITARIO LOMBARDO

Dal Libro Bianco alla proposta di legge della Giunta regionale due passi indietro: meno protagonismo dei territori, degli Enti Locali e del terzo settore; centralismo programmatorio e regolativo

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Dopo la presentazione del Libro Bianco, a ridosso dell'estate 2014, Confcooperative aveva guardato con speranza alla dichiarazione della Giunta di avviare un confronto sulla riforma del sistema sanitario e sociosanitario regionale, aperto agli stakeholder e a tutti i cittadini, auspicando la continuazione del confronto con gli assessorati e poi con il Consiglio Regionale, fiduciosi che una riforma così importante e strategica non si potesse portare avanti senza la condivisione degli operatori sanitari e socio-sanitari che sono quotidianamente a contatto con i bisogni dei cittadini.

Dopo alcuni mesi, lo scorso 23 dicembre la riforma approda in Giunta scatenando una forte reazione politica, originando un progetto di legge molto discusso.

Il progetto di Legge “Evoluzione del sistema socio-sanitario lombardo” rappresenta, a nostro avviso, un arretramento su significativi aspetti e intuizioni che invece avevamo colto e positivamente segnalato nel Libro Bianco.

Se l'ipotesi di un assessorato unico al welfare - che riassume le attuali deleghe degli assessori alla salute e alla famiglia, solidarietà sociale, volontariato e pari opportunità – risponde positivamente a un disegno che anche noi da tempo auspicavamo, ci chiediamo tuttavia come questa integrazione finalmente disegnata a livello di governance, possa poi di fatto avvenire e tradursi nel sistema delineato dalla DGR 2983 che vede un impianto fortemente centralizzato, governato da un'unica “superAgenzia” regionale (ATS) di cui le ASSL rappresentano solo articolazioni funzionali, ma cui è tolta ogni responsabilità e titolarità della programmazione. 

Due passi indietro: meno protagonismo per il terzo settore, ridotto a mero erogatore di servizi e meno coinvolgimento degli Enti Locali, cioè proprio di quegli organismi e forze che possono di fatto garantire che avvenga questa tanto auspicata e necessaria integrazione.

Da questa impostazione, discendono, di conseguenza le maggiori, ma non uniche, criticità – non presenti nel Libro Bianco – che invece ravvisiamo nella nuova proposta legislativa: 

  1. Il passaggio, condiviso, dalla cura al prendersi cura, vede però come unico soggetto incaricato di svolgere la valutazione multidimensionale del bisogno, quello pubblico, l’ASSL, svilendo la funzione e responsabilità pubblica incarnate anche da tutti quei soggetti che operano senza finalità speculative in area sanitaria e sociosanitaria, quali la cooperazione sociale e sanitaria;
  2. Il Libro Bianco disegnava inoltre una articolazione funzionale del sistema semplice e snella, composta da Agenzie Sanitarie Locali (ASL) ridotte di numero e con funzioni amministrative accentrate; dalle Aziende Integrate per la Salute (AIS), aperte anche alla partecipazione dei privati e a cui facevano capo Polo Ospedaliero e Polo Territoriale (POT e CSST), sistema nel quale avevamo intravisto spazi per la partecipazione reale del privato sociale e dei Medici di Medicina Generale; da una centrale unica di approvato dalla Giunta moltiplica le strutture: vi è una Azienda per la Tutela della Salute (ATS) unica agenzia regionale presso l’Assessorato che ha competenze inerenti la prevenzione ambientale e di comunità, la programmazione e l’acquisto, la garanzia delle prestazioni sociosanitarie previste nei Livelli Essenziali di Assistenza ed in eventuali livelli aggiuntivi definiti dalla Regione; che “acquista le prestazioni” attraverso rapporti contrattuali con tutti i soggetti erogatori accreditati, pubblici e privati. La scelta di trasformare le ASL (che nella proposta diventano ASSL per marcare formalmente l’integrazione socio sanitaria), pur ridotte di numero, in semplici articolazioni territoriali dell’ ATS fa venir meno la possibile partecipazione alle funzioni programmatorie del territorio, a cominciare dai Comuni. 

La Giunta prevede inoltre una moltiplicazione degli organismi: AISA -Aziende Integrate per la Salute e l’Assistenza; l' ARCA - Centrale unica di committenza, senza alcuna garanzia di attenzione per i fornitori del privato sociale; l'ARCCS -Agenzia di Controllo del Servizio Socio Sanitario Regionale; l'Agenzia per la Promozione del Sistema Socio-Sanitario Lombardo; l'Osservatorio Socio Sanitario Lombardo. Troppe strutture che non agevolano né la partecipazione del territorio né certamente i cittadini che non vedranno “semplificato” il rapporto con la Regione e favorito l'accesso alle risposte ai loro bisogni.

Pur garantendo la possibilità di azione per gli erogatori privati, tra cui gli enti gestori del terzo settore e della cooperazione sociale, la scelta della Giunta è quella di trattarli esclusivamente da erogatori, facendo venir meno qualsiasi forma di protagonismo. Vi è infatti un forte investimento sulla funzione gestionale delle AISA (Aziende Integrate per la Salute e l’Assistenza) che saranno istituite all’interno di ogni ASSL in numero congruo con bacini d’utenza non inferiori a 400.000 abitanti, cui afferiranno le attività erogative svolte dalle ASSL e dalle Aziende Ospedaliere.

Insomma, rispetto alle aperture e le speranze che il Libro Bianco lasciava intravedere, il testo della Giunta riteniamo sia un passo indietro notevole. Per questo nelle prossime settimane, avvieremo una fase di interlocuzione con le forze politiche del Consiglio Regionale, per sottolineare le criticità e le proposte della cooperazione.

Fonte newsletter Confcooperative Lombardia (link)

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