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LONG TERM CARE 5

LONG TERM CARE 5

Il Presidente Giuseppe Milanese agli Stati Generali dell'assistenza priimaria: " Quattro step per ridefinire e far evolvere l’assistenza domiciliare: accreditamento, continuità assistenziale, integrazione tra sociale e sanitario, formazione."

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Tags: assistenza primaria ,   giuseppe milanese ,   Roberto Bernabei ,   Italia Longeva ,   Long Term Care 5

“Cosa ci ha insegnato questa pandemia? Mi verrebbe da dire, citando una favola di quando eravamo bambini, che il Re è nudo. È arrivato questo virus e ci ha mostrato le criticità irrisolte del nostro SSN”. 

È l’analisi del Presidente di Confcooperative Sanità, Giuseppe Milanese, intervenuto oggi alla sessione pomeridiana di “Long-Term Care FIVE. Gli Stati Generali dell’Assistenza Primaria”, evento organizzato da Italia Longeva. La sfida lanciata da Milanese è chiara e inequivocabile ed è rivolta innanzitutto all’interlocutore istituzionale. 

“Oggi qual è la prima scelta da fare?” si chiede Milanese. “Lo Stato è a un bivio e deve decidere idealmente se andare a destra o a sinistra. Se va a sinistra e usa l’articolo 118 della Costituzione, ha la possibilità di potenziare la sussidiarietà e ha a disposizione tutti questi sistemi che lavorano insieme, anche in maniera corresponsabile. Viceversa, se sceglie di andare a destra, porta avanti un’azione di revanscismo pubblico con cui statalizza tutto e internalizza nuovamente tutto, come avviene oggi con queste campagne di assunzioni per cui gli infermieri entrano nel sistema pubblico e non ci sono più nelle RSA e nell’ADI. Non c’è una terza via, tertium non datur”.

Milanese ha poi immaginato quattro step necessari per ridefinire e far evolvere il modello organizzativo dell’assistenza domiciliare. “Il primo è l’ accreditamento. Quattro anni fa ne abbiamo costruito i requisiti con un tavolo composito a cui hanno partecipato tutti gli attori del settore. La Conferenza Stato-Regioni ha preferito invece che non vi fossero standard nazionali che andassero oltre le autonomie regionali e siamo ancora qui a parlarne. Il secondo step è costituito dalla continuità assistenziale, che passa dall’integrazione tra professionisti e dalla continuità anche con l’ospedale, perché sul territorio ci sono 43mila medici e ci sono anziani e persone con cronicità che sono nelle strutture ospedaliere e possono essere assistite a casa. Il terzo step è l’integrazione sociosanitaria, perché non esiste la possibilità di prendersi cura della gente solo da un punto di vista sanitario. I bisogni sono sociosanitari. In ultimo, il quarto step è rappresentato dalla formazione del personale che affronti in maniera adeguata, con cuore e competenze, la complessità delle cure a domicilio perché l’ADI non è un’assistenza di secondo livello”. 

Una vision che sappia quindi scardinare il moto browniano, per dirla con le parole del mai troppo compianto professor Guzzanti, in cui si trovano oggi gli attori dell’assistenza. “Sul territorio i pazienti si trovano a saltare da un punto all’altro sperando di non finire nella non assistenza”, nota ancora Milanese, che ricorda come “La Corte Costituzionale abbia individuato nei soggetti del Terzo Settore non più semplici prestatori di servizi ma dei soggetti abilitati a partecipare alla progettazione degli stessi”. Un’altra assistenza è dunque davvero possibile. 

“In Italia”, conclude Milanese, “c’è una società civile - e penso a tutte le componenti - che può mettersi insieme con responsabilità, senza corporativismi. Perché nessuna nazione ha le capacità dell’Italia di venirne fuori”.

ASCOLTA L'INTERVISTA DI LANCIO DELLE'EVENTO AL PRESIDENTE MILANESE.

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