Lo scorso 4 luglio il Presidente di Regione Lombardia Roberto Maroni ha presentato agli stakeholder il libro bianco sulla riforma del sistema sociosanitario in Lombardia, avviando un percorso di confronto con gli attori interessati per riformare un settore fondamentale nell’economia regionale. La riforma si rende necessaria per garantire da un lato la sostenibilità di un sistema che, a causa del progressivo invecchiamento vede crescere in modo esponenziale la spesa per malati cronici, troppo spesso allocati all’interno di una rete ospedaliera che va invece destinata alla cura dell’acuzie e dall’altro capace di mantenere standard di cura tra i più elevati in europa.
Maroni ha presentato i principi cardine dell’evoluzione del sistema: conferma della libertà di scelta;conferma della specificità culturale lombarda e pluralismo dell’offerta pubblica e privata, separazione delle funzioni, passare da curare al prendersi cura attraverso lo sviluppo di servizi di qualità e di prossimità per il cittadino in una logica di
continuità ospedale/territorio e nuova articolazione del servizio sanitario, con la creazione di agenzie sanitarie
locali (asl), aziende integrate per la salute (ais) e centrale unica di committenza.
Pertanto, secondo quanto annunciato dal Presidente Maroni, la proposta di revisione sarà orientata a conseguire, in
sintesi, i seguenti obiettivi:
• prendersi cura in modo integrato e globale dei bisogni della persona, anche attraverso una valutazione multidimensionale;
• sviluppo dell’assistenza sociosanitaria e sociale per l’accompagnamento delle persone nelle fasi di fragilità del ciclo di vita, con particolare riferimento all’invecchiamento;
• introduzione di un nuovo sistema di remunerazione per la cronicità, detto “budget di cura”, orientato al prendersi cura complessivo del paziente e non alla sommatoria dei valori economici di singole prestazioni;
• piena attuazione alla separazione fra le funzioni di programmazione, acquisto e controllo e quelle di erogazione
delle prestazioni sanitarie e sociosanitarie;
• promozione di un’integrazione funzionale efficace degli interventi sanitari e sociosanitari attraverso il raccordo tra i
soggetti che erogano cure territoriali, ospedaliere e di assistenza sociosanitaria (superando la contrapposizione tra
ospedale e territorio);
• mantenere la sostenibilità del sistema sanitario e sociosanitario lombardo, garantendo al contempo gli adeguamenti tecnologici, il recepimento dell’innovazione e l’aggiornamento continuo degli operatori;
• rafforzare gli aspetti di valutazione, appropriatezza, trasparenza e qualità per la programmazione delle politiche e
della corretta allocazione delle risorse del Fondo Sanitario Regionale.
La proposta di riforma dà grande risalto alla necessità di rinnovare il modello sociosanitario territoriale lombardo in
modo da garantire una presa in carico “globale” dell’individuo e della famiglia, la presa in carico “attiva” della fragilità e della cronicità, la prossimità e facilità di accesso ai servizi e l’integrazione tra ospedale e territorio.
In questo contesto si aprono spazi nuovi per la cooperazione che opera in campo sanitario e sociosanitario, da sempre attenta ai bisogni dei cittadini e unico soggetto in grado di garantire una presa in carico complessiva dei bisogni delle persone. Per questo motivo, Maurizio Ottolini, presidente di Confcooperative Lombardia, ha dichiarato che “Confcooperative e la cooperazione lombarda stanno valutando con grande attenzione le linee guida della riforma del settore sociosanitario regionale, al fine di presentare una proposta cooperativa per lo sviluppo di una sanità di territorio che tenga al centro il diritto alla salute dei cittadini”. Nei prossimi giorni Confcooperative avvierà una riflessione ed una serie di contatti istituzionali per trasmettere a Regione le proprie proposte.