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IMPRENDOTORIALITA' ALTERNATIVA

IMPRENDOTORIALITA'  ALTERNATIVA
Il nuovo articolo di Giuseppe Milanese, presidente di Confcooperative Sanità, sul mensile Panorama della Sanità

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Tags: confcooperative ,   cooperative ,   giuseppe milanese ,   medici ,   sanità ,   Terzo Settore ,   ALTEMS ,   Formazione ,   servizio sanitario ,   INFERIEMIERI ,   UNIVERSITà

All’Italia è necessario il Terzo Settore, alla sanità italiana anche di più: tolti i diretti interessati, quasi nessuno lo dice esplicitamente ma, consumata l’esperienza tragica della pandemia, il tema è sempre più presente, compare sempre di più sottotraccia. Era ora.

Dopo mesi in cui il confronto pubblico – tra i decisori politici, le parti sociali, il mondo dell’associazionismo, le diverse intellighenzie – si è via via popolato di suggestioni favorevoli alle attività della cooperazione (di quella buona, of course) e alle altrettanto buone ricedute sulla società italiana, proprio nelle ultime settimane alcune prese di posizione autorevoli ci confortano particolarmente.

È il caso, ad esempio, dell’intervento dell’economista Mario Calderini (Corriere della Sera, 18 luglio 2023), intitolato “Economia sociale di mercato, dal fallimento del PNRR alla nuova via (obbligatoria)”. Le premesse delle sue argomentazioni sono molto dure: «il Terzo Settore, ma più in generale i temi dell’inclusione sociale e della lotta alle disuguaglianze hanno faticato moltissimo a trovare posto nel PNRR e forse mai l’avranno»; nel PNRR «rimangono solo tracce sparse di meccanismi partecipativi, di coprogettazione, di partenariato pubblico-privato complesso»; esso è «strumentato in modo da rendere difficile se non impossibile l’accesso (…) al Terzo Settore»; vi pesa «la cronica difficoltà a riconoscere al Terzo Settore, e a maggior ragione alla sua componente imprenditoriale, un ruolo economico e produttivo». La conclusione è analogamente radicale: c’è «una realtà di mercato in profonda evoluzione, nella quale va espandendosi un’ampia zona ibrida popolata da soggetti capacissimi di stare sul mercato e di produrre crescita e valore economico pur mantenendo un prevalente orientamento verso la creazione di valore sociale e verso l’interesse generale». «Accogliere questo nuovo paradigma economico», sostiene Calderini, «darebbe vita a politiche capaci di sostenere la crescita e contrastare le disuguaglianze, di produrre innovazione e insieme inclusione».

Appena due giorni dopo, sul Sole 24 ore, l’articolo “Co-progettazione, il PNRR spinge sull’assistenza sociale e sanitaria” (20 luglio 2023), pur con un approccio più generoso, partendo da un recente studio Euricse, giunge a riflessioni del medesimo segno: «Emerge la necessità di tradurre gli strumenti dell’amministrazione condivisa in procedimenti collaborativi (…), occorre che pubblico e privato siano in grado di esprimere interessi diffusi traducendoli in policies, interventi, servizi e nuovi diritti (…), è necessario che enti e organizzazioni siano permeabili alle istanze della comunità, facendo da catalizzatore rispetto ai cambiamenti in atto all’interno di processi partecipativi più ampi». Così «la valorizzazione del contributo che il Terzo Settore può dare in termini di competenze, visione ed esperienza è cruciale per far sì che il PNRR possa centrare i suoi obiettivi di sviluppo sociale ed economico dei territori».

Come per una studiata triangolazione, a stretto giro e ancora sul Sole, nel pezzo “Perché anche la vecchiaia è una nuova catastrofe” (22 luglio 2023), si lancia un grido di allarme molto affilato («l’invecchiamento della popolazione rischia di diventare per gli Stati e per gli individui una catastrofe con effetti sui conti dei principali paesi e dei bilanci familiari, come alluvioni, terremoti e siccità»). Da qui, lo scrive Riccardo Cesari (IVASS, Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni) la «soluzione strutturale al problema della non autosufficienza»: «Potrebbe arrivare da un sistema di partenariato tripartito, Stato-imprese-Terzo Settore, con prestazioni ben definite, economicamente sostenibili e qualitativamente controllate». Secondo questo sistema misto pubblico-privato, a detta di Cesari, «lo Stato stabilirebbe le regole (…), i datori di lavoro e i lavoratori verserebbero la rispettiva contribuzione; le imprese di assicurazione gestirebbero le risorse offrendo rendite monetarie o risarcimenti in forma specifica da imprese sociali specializzate nella cura delle persone, con adeguati presidi di vigilanza sulla qualità dei servizi. Da non trascurare il fatto che il Terzo Settore potrebbe offrire non solo assistenza ma anche occasioni di adeguate attività lavorative, si tratterebbe di un nuovo welfare delineato secondo i principi dell’economia civile».

Ora a noi: proprio per assecondare la crescente richiesta di formazione qualificata e anche di sensibilizzazione ai temi della cooperazione connessi alle esigenze di salute, Confcooperative ormai da 4 anni organizza, insieme all’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari (ALTEMS) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore il Corso di perfezionamento universitario “Terzo Settore e Sanità”. Giunto appunto alla IV edizione, parte il prossimo 29 settembre un percorso finalizzato a fornire una visione d’insieme sulla normativa di settore, sulla disciplina giuridica e sulle forme organizzative degli enti no-profit che operano nel settore sanitario e sociosanitario, con un focus particolare sulla cooperazione. Offrirà, inoltre, un quadro dell’ecosistema dell’assistenza primaria e le soluzioni operative rivolte all’integrazione dei servizi sul territorio e approfondirà alcune novità che ridisegneranno l’architettura della sanità territoriale a partire dal PNRR.

Costituirà le condizioni per apprendere un modello imprenditoriale alternativo, che segue cioè una logica differente da quella del profitto tout-court, che mette insieme le persone perché possano servire – nel duplice significato di adoperarsi per e di essere utili a – altre persone. Sembra una questione semplice ma è una pratica radicale.

Giuseppe Maria Milanese

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