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PIANO NAZIONALE DEMENZE: LA POSIZIONE DI FEDERAZIONESANITÁ

PIANO NAZIONALE DEMENZE: LA POSIZIONE DI FEDERAZIONESANITÁ

 

Categorie: in PRIMO piano

Tags: DEMENZE ALZHEIMER

Integrazione tra servizi e professionalità, questa la parola d’ordine del “Piano Nazionale Demenze”, emanato lo scorso 30 ottobre,  per agire tempestivamente contro una patologia che diventerà uno dei problemi prioritari per la sanità nel prossimo futuro.

I numeri sono consistenti: circa 1 milione di persone colpite in Italia (con 3 milioni di soggetti coinvolti a titolo di Care Giver),  10-12 miliardi di spesa annua e una crescita esponenziale che va di pari passo con l’invecchiamento della popolazione. Alcuni studi prospettano che i casi potrebbero triplicarsi nei prossimi trent’anni.

Per questa ragione il Governo non ritiene più sufficienti le «Unità di Valutazione Alzheimer» (U.V.A.) strutture specialistiche che, limitatamente all’Alzheimer,  dovevano rappresentare il fulcro di un sistema dedicato alle demenze intorno a cui formare una rete integrata di servizi sanitari e socio-sanitari.  Il progetto, che accanto ad indubbi meriti ha sofferto anche diverse criticità (distribuzione territoriale disomogenea; accessibilità e disponibilità di personale inadeguata; scarsa integrazione tra servizi sanitari e quelli sociali e frammentazione dei percorsi) a distanza di 14 anni ha bisogno di interventi di adeguamento.

Il Piano perciò propone di proseguire l’esperienza degli U.V.A.  (ribattezzati CDCD «Centro  per  Disturbi  Cognitivi  e Demenze», evidenziando un approccio oltre il solo problema Alzheimer) riproponendo con forza un modello fondato su una rete integrata sanitaria, socio-sanitaria e sociale, consentendo al paziente, al MMG e ai  familiari di  fruire di un riferimento clinico e assistenziale multidisciplinare e multidimensionale che  utilizza, in ogni  fase,  il  livello assistenziale adeguato.

<<Come FederazioneSanità di Confcooperative non possiamo che vedere con favore gli Obiettivi e le Azioni declinate nel Piano>> afferma Giuseppe Milanese, Presidente nazionale di FederazioneSanità di Confcooperative. <<Questo perché richiamano la necessità, da noi ribadita a più riprese, di configurare un sistema integrato di diagnosi e presa in carico che sia garante della continuità assistenziale nelle diverse fasi della malattia. Viceversa non possiamo non notare alcuni punti deboli: in primis la mancanza di risorse dedicata all’implementazione del Piano; in secondo luogo, contrariamente ad altri documenti programmatici del genere, non viene richiamato in alcun modo il ruolo del privato sociale se non limitatamente alle Associazione dei familiari dei pazienti.>>