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2015 Gli Auguri del Presidente Milanese

2015 Gli Auguri del Presidente Milanese
Una lettera aperta a tutti gli Associati

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Cari Amici,

nel chiudere questo 2014 non si può non tenere conto di tutto quello che sta avvenendo intorno a noi.
Avrei voluto, in questa lettera di auguri, parlarvi di quanto in questi anni di crisi le nostre cooperative siano riuscite a non perdere posti di lavoro, di come abbiano resistito, sino ad oggi, alla crisi finanziaria del Paese, di quanto potremo ancora nei prossimi anni esprimere, grazie al lavoro di circa 350 cooperative e di 110.000 soci, e di quello che facciamo ogni giorno, in silenzio, al riparo dei media, per i nostri assistiti, con passione, cuore e professionalità.
Ma, sento più impellente la necessità di confrontarmi con voi su quello che sta accadendo in questo periodo, in quanto, se non sapremo capire il pericolo contenuto in esso, tutto sarà vano.
Non possiamo aspettare che passi la tempesta perché tutto resti come prima. Ci contraddistingue, invece, la forza e il coraggio di cambiare, continuando a lavorare con orgoglio e fiducia, ma proseguendo nel percorso di responsabilità già avviato.

L'indagine romana sugli intrecci fra malaffare e politica ha generato sgomento e delusione. Purtroppo, nell'immaginario collettivo è colpita tutta la cooperazione.Quando gli scandali riguardano società per azioni non viene certo messo a soqquadro il sistema delle società di capitali. Quando, invece, viene coinvolta una cooperativa, al centro degli scandali, finisce tutta la cooperazione. Nel caso di cui trattasi in questi giorni, in particolare, la cooperazione sociale.
E’ chiaro a tutti che l’indagine denominata “mafia capitale” indica quanto ormai il malaffare sia contiguo alla politica e questo anche a causa della pochezza che il nostro sistema politico esprime da troppo tempo.
Il Welfare, o il sociale come dicono alcuni, essendo da troppo tempo un sistema non regolato, rappresenta un’occasione unica di “aggancio”.
Da tempo denunciamo che il sistema assistenziale non può più basarsi su gare d'appalto o peggio affidamenti diretti. Occorre identificare, invece, rigorose procedure selettive dei partner del sistema pubblico, che agiscano a monte degli affidamenti, mediante procedure di autorizzazione e accreditamento, in modo che siano garantiti e sistematicamente controllati i requisiti di qualità delle strutture, del personale, delle tecnologie, della organizzazione, della direzione e dei processi di erogazione del servizio e, non ultimo, degli amministratori.
Questa sarebbe una grande rivoluzione, aspettata da troppi anni, che metterebbe fuori gioco tutti coloro che pensano, senza storia aziendale e personale(!), di poter speculare sui bisogni della gente. In un ordine di questo tipo lo Stato, e quindi il sistema politico, non potrà esimersi dal suo compito fondamentale: 1) programmare, 2) regolare e 3) controllare!
In particolare, in sanità, e nell'assistenza primaria, fuori dalle mura ospedaliere, dove l’assistito è meno tutelato, quanto detto sopra è un bisogno fondamentale. Occorre dare una prospettiva certa a migliaia di operatori e milioni di cittadini, oggi coinvolti in un sistema diseguale, non accessibile e dove stanno proliferando offerte, le più disparate.
Per anni abbiamo interloquito con le istituzioni soltanto per chiedere di poter costruire questo sistema di regole, in cui crediamo profondamente, al fine di definire anche il ruolo che ciascun attore dell'assistenza dovrà avere, con diritti e doveri.
Non troppo tempo fa, agli Stati Generali della salute chiedemmo al Ministro Lorenzin di applicare la regola delle cinque “R”: 1) regia unica nazionale; 2) regole certe sull’accreditamento; 3) ruolo definito per tutti gli attori del sistema; 4) la costituzione della rete tra gli operatori; 5) il rigore nel misurare la qualità dei servizi.
In un sistema che sia degno di questo nome, quindi, si potrà trasferire definitivamente il diritto di scelta alle persone assistite, che potranno finalmente e liberamente decidere da chi farsi assistere.
Scegliendo fra soggetti autorizzati e accreditati, che competeranno per qualità e competenza e non più per conoscenze di questo o quel politico.
Aggiungendo, al termine del percorso assistenziale, la possibilità per il paziente di poter esprimere un giudizio di gradimento sul servizio ricevuto, quale espressione del diritto di partecipazione alla gestione del servizio. Diritto scolpito a chiare lettere nell’articolo 1 della legge istitutiva del nostro Ssn.
Questo incrocio fra domanda e offerta, per sua natura sbilanciato a favore di chi offre, richiede il ruolo regolatore dello Stato, necessario al fine di evitare che anche la libera scelta dei cittadini diventi presto fenomeno di "mercato".

Occorre, inoltre, consentire, come succede in Paesi più evoluti del nostro, in particolare sull'assistenza primaria, la possibilità che società pubbliche controllino e diano un rating di merito alle società che assistono, siano esse società di capitali o società cooperative.
Dopo anni di slogan su "più società e meno Stato" è arrivato il tempo, di chiarire che, senza un momento regolatore dello Stato, si rischia di vedere i più deboli perire sotto la logica del più forte, come avviene nei Paesi dove la privatizzazione ha trasferito i diritti alla salute alla capacità di spesa di ciascuno.
Non c'è davvero più tempo da perdere.
Le nostre cooperative e la nostra Federazione hanno da sempre chiesto questo cambiamento reale del sistema, partendo dalla nostra storia ed esperienza.
Non è l’anno zero, siamo già in cammino da cinque anni in questo settore. Abbiamo dimostrato che è stato possibile attraverso la cooperazione e il metodo cooperativo, nonostante tante difficoltà, abbattere le barriere che da sempre hanno rinchiuso le professioni sanitarie nell’autoreferenzialità della propria specializzazione. Abbiamo iniziato ad aggregare medici, farmacisti, specialisti, operatori sociosanitari e, da ultimo, psicologi, coinvolgendoli in una sfida storica: superare la segmentazione funzionale dei singoli operatori e trasformarli in équipe multi specialistiche, capaci di prendere in carico i bisogni del singolo paziente, valutandoli, definendo il piano personalizzato di trattamento e gestendolo senza soluzioni di continuità, fino alla misurazione degli esiti.
E ciò, nonostante i sentieri impervi tracciati da una tecnocrazia pubblica asserragliata a difesa dei propri poteri, ma di fatto ignara del cittadino.
Quest’anno, inoltre, abbiamo anche messo a punto una rete nazionale di consorzi di assistenza primaria, per presentarci sul mercato, sia pubblico che privato, come unico soggetto interlocutore anche delle mutue e del Servizio sanitario.
Sono i primi passi operativi di un lungo cammino, basato su modelli di partenariato studiati per affrontare le aree assistenziali da sempre relegate agli ultimi posti: l’assistenza domiciliare, l’assistenza residenziale, il trattamento delle patologie cronico-degenerative, l’ospedalità intermedia, il trattamento della salute mentale.
Un modello che abbiamo appreso dalle esperienze dei Paesi sanitariamente più evoluti e dagli insegnamenti di illustri maestri, come il compianto Professor Guzzanti, e che abbiamo iniziato a mettere in pratica.
Abbiamo conseguito primi risultati incoraggianti e non allenteremo l’opera di sensibilizzazione verso i decisori tecnici e politici, a tutti i livelli.
Nel 2015 festeggeremo il nostro quinto anno di vita, e tanti di noi (che fortuna essere ancora insieme !) ricordano i faticosi inizi, da cui è nata la nostra Federazione. Non ci faremo scoraggiare oggi.
Tanti cari auguri a tutti voi e alle vostre famiglie, sperando di poter, in futuro, raccontare un mondo migliore, per noi e per i nostri cari.

 

Giuseppe Milanese

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