Questa la proposta avanzata in Gran Bretagna.
Ogni “Gp practice”, l’equivalente inglese delle nostre Uccp, dovrebbe avere nel proprio staff un farmacista, che assicuri consulenza specialistica sulle terapie farmacologiche, consigli i pazienti e riduca il carico di lavoro dei medici in servizio. E’ quanto consigliano la Royal Pharmaceutical Society e il Royal College of General Practitioners in una proposta congiunta ufficializzata l’altro ieri. Il farmacista, in sostanza, dovrebbe far parte del team di cure primarie della struttura e occuparsi di tutto ciò che riguarda il farmaco, in particolare nel caso dei pazienti cronici. Inoltre, dovrebbe assicurare il coordinamento tra l’Uccp e il servizi di assistenza domiciliare e aiutare i pazienti a gestire appropriatamente la loro terapia, riducendo i casi di inappropriatezza e gli errori prescrittivi.
«L’obiettivo non è quello di avere una Farmacia nell’ambulatorio del medico» ha detto Maureen Baker, dirigente del Royal College of General Practitioners «ma di usare al meglio le competenze del farmacista e snellire il lavoro del medico». Secondo Baker, il “reclutamento” dei farmacisti nelle “Gp practice” inglesi potrebbe alleviare la carenza di dottori che affligge da anni il Regno Unito e sgravare i medici da una parte delle visite effettuate quotidianamente (nel 2015 se ne stimano più di 370 milioni).
Fonte:www.federfarma.it