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LA PASSIONE E LA PROFESSIONALITA'

LA PASSIONE E LA PROFESSIONALITA'

 

Dalla nostra associata Bergamo Sanità Cooperativa Sociale le riflessioni di un infermiera al tempo del COVID-19.

 

Categorie: dalle COOPERATIVE

Tags: Assistenza domiciliare ,   COVID-19 ,   Bergamo Sanità Cooperativa Sociale

 

Per chi capita di leggere queste righe e non lo sa, sono un'infermiera che da pochi anni si è avvicinata all'assistenza domiciliare. Già dagli anni dell'università sono stata attratta da quei aspetti del mio lavoro che portano all'umanizzazione della cure e devo dire che portare in casa delle persone l'assistenza infermieristica mi ha agevolato notevolmente la messa in opera di principi a me molto cari. Ma mai come in questo periodo così difficile per tutti noi ho capito quanto è importante essere “umani" nel nostro lavoro, cioè essere qualcosa di più di una buona preparazione didattica, tecnica, relazionale. 

Di questi tempi, nella lotta contro 'sto maledetto virus ho fatto cose che non avrei mai pensato di fare che non rientrano nelle mie “competenze “, dal fare la spesa per qualche paziente, a preparare un tè caldo per chi non poteva farlo, a dar da mangiare ad animali da compagnia, a piangere insieme ai figli per la perdita dei genitori, a insegnare ad usare Whatsapp, a fare da tramite per la ricerca di una badante ecc. e penso che i miei colleghi potrebbero aumentare la lista di” prestazioni non codificate" dai nostri protocolli. Ma l'episodio che mi ha sorpreso e mi ha fatto riflettere su cosa è importante per noi come professionisti e cosa lo è in realtà per i nostri assistiti mi è capitato qualche giorno fa. 

Seguivo un paziente 80enne con polmonite da COVID-19. Abitava con la moglie che lo curava come meglio poteva visto che pure lei aveva la stessa età e qualche patologia e perché in quarantena nessuno apriva la porta di casa a parte me. A casa abbiamo fatto tutto quello si poteva fare dal punto di vista delle cure mediche ma dopo una debole ripresa la situazione clinica è precipitata rapidamente e purtroppo si è spento... Trovare la bara chiusa nel soggiorno dove fino a qualche giorno prima facevamo il tifo per l'Atalanta, squadra del cuore del mio paziente, mi ha lasciato un vuoto nello stomaco. Ho guardato la moglie e le ho visto le lacrime agli occhi ma non erano lacrime che chiamavano consolazione, erano di riconoscenza.... Di riconoscenza di non aver lasciato morire suo marito come un anonimo, di averlo lavato e cambiato prima che morisse , “è morto pulito".... 

Già, non contavano tutte le ore che avevo dedicato alla somministrazione di flebo, antibiotici, ossigeno, farmaci diversi, le telefonate infinite con il medico che l'ha seguito oppure per gli interventi che provassero a metterlo in rete e avere dei servizi...no, quello che ha contato alla fine più di tutto è stato il fatto che le ho cambiato il pannolone prima di morire. Mi è servito un po' per capire questa reazione ma alla fine penso che la lettura risiede in un percorso di continuità, sono PERSONE con valori semplici, i miei bergamaschi del cuore , persone pulite che l'unica sporcizia che conoscono è il sudore del duro lavoro.E per rispondere al giornalista che qualche giorno fa ha affermato di non chiamare eroi gli infermieri solo perché cambiamo qualche pannolone.... Si, hai ragione, non siamo degli eroi e non vogliamo neanche essere chiamati così, ci basta essere umani. 

E no, non banalizzare sull'importanza di cambiare qualche pannolino. Probabilmente tra tanti , tanti anni anche noi a quel punto la penseremo diversamente.

Aura Avadani, infermiera ADI