La giunta altoatesina ha deciso di aumentare l’assegno di cura del primo livello per l’assistenza alle persone non autosufficienti. Si tratta di una misura che mette in campo 260mila euro e riguarda circa 5500 persone dei quasi 11mila beneficiari totali. L’aumento però è tutt’altro che significativo, nell’ordine dei 4 euro al mese.
Secondo Raffaele Bufano, presidente della cooperativa Sos che si occupa di servizi di cura e assistenza socio-sanitaria e fa parte del gruppo Familydea, rappresenta comunque una boccata d’ossigeno, seppur minima. «Per noi è sempre positivo che gli assegni di cura vengano adeguati alla crescita dell’inflazione – spiega – ma questi 4 euro in più al mese non rappresentano di certo un aiuto efficace per le famiglie. Equivalgono a un terzo di ora di assistenza di una badante, a nemmeno 15 minuti di assistenza di un operatore socio-sanitario, appena 7 minuti di un infermiere».
«La questione fondamentale è un’altra – continua Bufano – l’amministrazione pubblica dovrebbe essere sicura che questi soldi vengano spesi effettivamente per l’assistenza e la cura di chi ne ha bisogno. Purtroppo sappiamo che non è così. Gli assegni vengono spesso utilizzati per altri scopi, c’è chi ne approfitta anche per farsi la spesa, ad esempio».
Qual è dunque il modo migliore per assicurare che il contributo pubblico arrivi a chi ha bisogno di assistenza?
«Attraverso dei buoni da spendere in servizi. E’ molto semplice e non comporterebbe alcun investimento. Ecco alcuni esempi: un voucher di 5 punture al mese, oppure di 3 ore di riabilitazione, o ancora di 2 ore di assistenza domiciliare. Insomma, buoni che garantiscano che i soldi della provincia vengano spesi davvero per i servizi. E, punto fondamentale, questi servizi dovrebbero essere vincolati al territorio, ovvero eseguiti da aziende o cooperative altoatesine».
Fonte: www.familydea.it