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UNA FEDERAZIONE IN CRESCITA

UNA FEDERAZIONE IN CRESCITA

Parola di Mario Sacco, Presidente di FederazioneSanità Confcooperative Piemonte.

Categorie: dal TERRITORIO

Tags: MARIO SACCO; FEDERAZIONESANITA' PIEMONTE; CONFCOOP

“Vecchi e malati. Se dovessimo disegnare l’Italia che oggi appare dalle ultime rilevazioni statistiche, potremmo tranquillamente affermare che la popolazione anziana è in continuo aumento così come quella che inevitabilmente deve relazionarsi con il Sistema sanitario nazionale, che non attraversa un periodo roseo. Ma non vogliamo che siano i numeri a raccontare uno scenario che invece ha in sé le potenzialità per essere una sfida progettuale per il futuro”. 

Comincia così il dialogo con Mario Sacco, vulcanico Presidente di FederazioneSanità Confcooperative Piemonte, la federazione (nata nel 2010 in seno a Confcooperative) che rappresenta in Italia 370 imprese cooperative di cui oltre 25 in Piemonte (di medici, a specializzazione sanitaria, farmaceutiche e mutue socio sanitarie) per quasi 15 mila occupati e oltre 10 miliardi di fatturato. 

“Una Federazione in crescita – spiega Sacco – capace in questi ultimi tre anni di aumentare ulteriormente la sua compagine mantenendo però saldi i principi ispiratori che intendono diffondere la cooperazione nel Servizio Sanitario Nazionale, realizzare reti integrate multidisciplinari e interprofessionali, creare un sistema diffuso realmente accessibile al cittadino, sostenere la presa in carico globale delle persone nelle fasi di fragilità, promuovere la partecipazione del cittadino e misurare la qualità dell’assistenza, contribuendo all’efficienza ed efficacia del nostro Ssn.

In un groviglio di criticità rappresentate proprio dall’invecchiamento della popolazione, l’inevitabile aumento di cronicità e polipatologie, la crisi delle risorse (tagli, ritardi nei pagamenti, riduzione dei servizi) e la conseguente rinuncia alle cure, come si pone la cooperazione sanitaria rispetto ad altri soggetti, come ad esempio il privato profit?

A fronte di un “mercato” particolare come quello sanitario – prosegue Sacco - il modello cooperativo è una risorsa preziosa a disposizione della collettività nelle sue diverse sfaccettature e bisogni perché differenzia la logica del capitale da quella del lavoro, consentendo inoltre allo Stato di valorizzare i vantaggi che esso stesso concede. Il modello cooperativo garantisce la massima assistenza a parità di risorse e stimola la trasparenza e la misurazione dei risultati.

Cosa propone FederazioneSanità per dare una scossa a questa situazione?

Le difficoltà evidenti del sistema sanitario – spiega Il presidente - possono essere riassunte in una parola: non c’è un paradigma di riferimento. La mancanza di una simile prospettiva determina, nel nostro servizio sanitario, un forte pregiudizio allo sviluppo di un sistema capillare di assistenza primaria, la quale invece potrebbe costituire una formidabile leva per rispondere strutturalmente alle sfide poste dalla crisi del SSN, riequilibrando i poli dell’assistenza (ospedale e territorio). In questo senso, come FederazioneSanità Confcooperative, abbiamo elaborato una visione sistemica, un nuovo modello di welfare sanitario strutturato e coeso, framework concettuale a partire dal quale formuliamo le nostre proposte politiche per lo sviluppo di un sistema di assistenza primaria degno di questo nome. 

Qual è la vostra ricetta, quali sono le tappe per raggiungere questi obiettivi?

La nostra strategia, come tutte, deve innanzitutto avere alla base un principio costitutivo. Il nostro è la centralità del paziente. Tale principio, seppur non originale, è comunque di grande attualità. Nel corso della storia quasi quarantennale del SSN, infatti, si è consumata una traslazione della titolarità dei diritti dai pazienti verso gli erogatori del sistema. E’ ora di risolvere questa “eterogenesi dei fini organizzativi” una volta per tutte, riaffermando che i diritti sono dei cittadini e non degli erogatori. Per dare sostanza a questo principio, restituendo centralità al cittadino, proponiamo una strategia di policy sintetizzabile in quello che definiamo modello delle cinque “R".

  • “Regia unica nazionale”, che seleziona priorità e fissa obiettivi,
  • Ruoli definiti finalizzati ad una chiara distinzione tra ruolo e funzioni di governance (programmazione,
  • regolazione,committenza, controllo)
  •  Regole certe e verificabili a partire dai requisiti (natura d'impresa, storia imprenditoriale, standard professionali, tecnici ed organizzativi) che devono possedere i player che si candidano come erogatori
  • Rete tra gli operatori che sia considerata dal SSn il valore aggiunto all’interno della partnership tra Pubblico e Privato sociale
  • Rigore nella misurazione e nel controllo che passi da un sistema di controlli di natura essenzialmente contabile, ad uno focalizzato sull’outcome, volto a quantificare il risultato della prestazione in termini di miglioramento dello stato di salute dei pazienti. 

E’ chiaro a tutti che implementare questa strategia presuppone innanzitutto un cambiamento culturale, che ha bisogno di essere sostenuto attraverso l’applicazione lungimirante di regole che in molti casi già esistono, prima fra tutte quella relativa all’accreditamento istituzionale.

La cooperazione ha intrapreso un percorso comune sperimentando quell’Alleanza che potrebbe rappresentare il futuro della cooperazione italiana.

Proprio così – spiega Sacco – ne è un esempio l’Alleanza delle Cooperative sanitarie in Piemonte, nata tre anni fa e che si è ulteriormente rafforzata con l’avvio lo scorso 5 aprile del Coordinamento nazionale del settore Medici delle tre Centrali cooperative. 

Il nuovo Settore dell’Alleanza, alla cui definizione si è lavorato con fatica ed impegno sin dalla nascita della FederazioneSanità, rappresenta una grande opportunità oltre che per rafforzare il movimento cooperativo nel settore della medicina e della sanità, anche in quello più complessivo del welfare. Riteniamo infatti che la nascita del Coordinamento fornirà alla medicina generale un modello per qualificarsi come interlocutore e partner sul fronte della mutualità integrativa, anche come alternativa etica ai gestori privati no profit. I numeri descrivono una storia ed una realtà già di assoluta rilevanza: le cooperative e i consorzi di medici che fanno riferimento all’Alleanza delle Cooperative Medici sono 123. I soci, in prevalenza medici di medicina generale, sono oltre 5.500 e si prendono cura di oltre 6 milioni di persone su tutto il territorio nazionale.

Altri due strumenti innovativi di stretta attualità qui in Piemonte sono le case della Salute e le RSA aperte

Sì, rappresentano uno strumento per un’assistenza locale più completa e vicina al territorio e alle esigenze dei pazienti, se si basano su una forte integrazione tra vari soggetti: da questo punto di vista la nostra cooperazione sanitaria che da sempre mette in rete cooperative di medici, di farmacisti, di infermieri, con quelle che gestiscono servizi socio sanitari, è certamente un soggetto attivo fondamentale per rafforzare la rete di assistenza territoriale che la Regione Piemonte ha previsto di sviluppare in tutto il territorio. 

“La cooperazione sanitaria piemontese – conclude Sacco – è impegnata da tempo per una diffusione a livello locale e territoriale di servizi assistenziali come quelli rappresentati da queste due percorsi di sanità di territorio. Rinnoviamo fin da ora - conclude Sacco – la disponibilità all’Assessore Saitta e ai distretti sociosanitari a collaborare con la regione per sviluppare questi progetti innovativi che ci auguriamo si caratterizzi come una sanità più vicina e più completa, per eliminare sprechi ed innovare facendo rete”.

FONTE: www.piemonte.confcooperative.it