“Il nostro non è un Paese uguale. Se c’è un problema nel #SSN che viviamo ogni giorno prendendoci cura di 7 milioni di persone è la disomogeneità che si acuisce maggiormente nel gradiente tra nord e sud o la non omogeneità dei requisiti dei soggetti che lavorano, ad esempio, nell’assistenza domiciliare integrata. Su questo bisogna porre un’attenzione perché, pur essendoci le fonti di finanziamento derivanti dal #Pnrr, ci pare che non ci sia quello scatto in avanti che aspettavamo.
Siamo un Paese con 18 ore di assistenza all’anno quando, invece, ne servirebbero 20 ore al mese. Anche l’espediente di aver inserito l’assistenza domiciliare programmata non basta a colmare il gap in termini di assistenza domiciliare con gli altri Stati. L’assenza di un sistema territoriale porta poi i cittadini ad avere un unico presidio di riferimento rappresentato dal Pronto Soccorso e dall’ospedale”.
Sono le parole di Giuseppe Milanese, presidente Confcooperative Sanità, audito dalla Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati in rappresentanza dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, nell’ambito dell’esame del decreto legislativo in materia di politiche in favore delle persone anziane.
Secondo Milanese, audito nei giorni precedenti anche al Senato, un altro tema da affrontare urgentemente è quello relativo alle risorse umane.
“Bisogna formare un contingente di operatori socio sanitari dedicati all’assistenza domiciliare per poter arrivare nelle case di oltre un milione di pazienti. Tutto questo in una visione di sistema territoriale che si deve avvalere anche della prossimità generata dalle farmacie dei servizi e in cui tutti gli attori devono avere un ruolo definito”.
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